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L'arte di pensare prima di generare: gli artigiani del futuro?

  • Immagine del redattore: Alice Gaglianò
    Alice Gaglianò
  • 28 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

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L’AI ti ruberà il lavoro!


Quante volte nell’ultimo anno ho letto o sentito frasi come “L’AI ruberà il lavoro ai graphic designer” o “Il graphic designer è tra i primi lavori destinati a sparire entro 10 anni”.


E ogni volta mi si attiva un micro-trigger. Perché spesso chi lo dice non è del settore e non ha nemmeno idea di quanto (purtroppo, sì, PURTROPPO) la generative AI, applicata a strumenti come Illustrator, faccia ancora, oggettivamente, pena.

E ovviamente sì, mi triggera anche perché sono, ancora oggi a tutti gli effetti una graphic designer; anche se nel mio percorso lavorativo vorrei virare sempre più verso le figure dell’Art Director e della Creative Strategist. E questo anche grazie, o a causa, dell’AI, che sta giocando un ruolo fondamentale.



Cosa sta succedendo?


L’impatto dell’AI nella comunicazione visiva e nella generazione di contenuti è stato tra i più forti in assoluto.
 Questo perché non riguarda solo chi lavora nella creatività, ma anche chi fruisce dei contenuti online. Tutti, volenti o nolenti, siamo coinvolti, anche se siete semplicemente degli user passivi dei social.

Nel mio caso, da freelance che lavora con realtà piccole e medie, sto notando un fenomeno sempre più comune: la perdita del processo. (sounds like “rivoluzione industriale”?)
Non tanto una semplice velocizzazione, che è positiva, ma proprio una cancellazione.


Mi spiego meglio.




Ora sono tutti bravi


Più volte negli ultimi mesi mi è capitata una situazione del genere : mi viene richiesto di seguire un progetto, e durante il brief parte la frase:

"Guarda cosa mi ha fatto chatgpt"

O meglio ancora

"Chatpgt mi ha detto questo".


In quel momento io vorrei solo prendere il computer e lanciarlo fuori dalla finestra, e invece devo rimanere così:





Oh, non perché sia contraria a questo strumento eh, a volte quasi ne abuso. È utile, velocizza e stimola. 
Ma l’uso superficiale e sostitutivo che ne fanno alcuni banalizza il processo creativo. Cancella tutto il valore aggiunto che nasce dalla ricerca e dalle Idee. E non è una svista, parlo proprio di quelle Idee con la I maiuscola.


Ma cos’è un’idea?


Un'idea creativa non è un semplice suggerimento generato in 0,4 secondi. È un bel frullatone mixato di esperienza, ricerca, intuizione ed empatia. Anzi, questo già forse è un frullato versione premium e con la panna sopra.

Se tutto ciò che può essere automatizzato prima o poi lo sarà, allora il nostro valore come professionisti non sarà nei tool che usiamo, ma nella visione che abbiamo, sul mondo.


E le idee nascono proprio da quella visione, che è così diversa proprio perché noi siamo tutti diversi.

Eppure è la parte meno visibile e spesso meno riconosciuta del nostro lavoro, perché si giudica e si vede solo il risultato finale: un’immagine, un logo, una scritta.




Artigiani del futuro


Se si perde tutto il valore della rielaborazione umana ed empatica della comunicazione allora sì: tutto sarà meno profondo, più vuoto, e già visto. E i risultati, beh, non so se saranno gli stessi, ma sono convinta che ci saranno ancora realtà e persone che daranno più valore al quel qualcosa “fatto a mano”.

Più scrivo e più penso che sia evidente a tutti: stiamo vivendo un’altra rivoluzione industriale.

Molti ruoli spariranno, molti cambieranno. Il mio campo, quello creativo, ne uscirà diverso. Ma non mi fa paura: credo nel valore di ciò che creo e so che riuscirò a sfruttare le nuove tecnologie e i nuovi tool a mio vantaggio. Se vogliamo è anche un’occasione per cambiare prospettiva.
Per questo motivo sto cercando di spostarmi verso un ruolo più concettuale, più strategico.
Perché il mio sogno, non scherzo, è sempre stato quello di poter generare un’immagine con il pensiero per poter comunicare.


L’AI sta rivoluzionato il “come”, ma non potrà mai sostituire i “perché”. E i perché nascono dall’esperienza, da ciò che viviamo ogni giorno e da quella parte di umanità che difficilmente si può riprodurre con un’intelligenza artificiale.

Il lavoro creativo è chiaramente destinato a cambiare, ma forse solo in superficie, non nella sua essenza.


Finché ci sarà bisogno di qualcuno capace di fare domande prima di trovare risposte automatiche,
di qualcuno che sappia unire pensiero, visione e intuizione, ci sarà spazio per chi crea e non solo per chi esegue. E la creatività rimarrà un atto profondamente umano.


 

 
 
 

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