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Il sentiero nel bosco

  • Immagine del redattore: Alice Gaglianò
    Alice Gaglianò
  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

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Fermati un attimo.


Immagina di camminare lungo un sentiero in un bosco.


È un sentiero molto lungo, e non un classico anello. Non lo hai mai fatto ma lo conosci, lo conosci bene

I tuoi passi sono sicuri sul terreno solido, il sole filtra tra le foglie e l’aria sa di legna bagnata e muschio.

Cammini insieme ai tuoi amici, alle persone a cui vuoi bene. Parlate, ridete, il tempo sembra scorrere lento e in maniera gentile.


A volte il cielo si è annuvolato, ha anche un po’ grandinato, ma il sole poi è sempre tornato. E così hai imparato a fidarti del sentiero, a capire che anche se per un momento tutto si oscura, la luce prima o poi torna, perché il cielo è sempre sereno sopra le nuvole.


All’improvviso, il sentiero frana.

Succede in un attimo: un forte boato e la terra davanti a te che si crepa e crolla. E tu eri solo ad un passo dal mettere il piede proprio lì, su quel punto che ora non esiste più. Al suo posto c’è un torrente in piena che trascina tutto con sé, con un impeto ipnotico.


Ti fermi, spaventata/o, sei da sola/o ora e guardandoti attorno  ti accorgi che nel raggio di 50 metri sono spariti tutti gli alberi e che il bosco, o meglio quello che ne è rimasto più indietro, non è più lo stesso. La luce è cambiata, l’aria si è fatta più fredda e c’è nebbia ovunque. Non riesci più a capire da che parte andare. Il paesaggio sembra familiare ma è tutto deformato.

Continui a cercare un riferimento ma non riconosci più nulla. Il bosco che prima sembrava quasi proteggerti ora ti confonde, ti disorienta.


E poi, comincia a piovere.

Rimani immobile, con la pioggia che ti cade addosso, senza sapere più da che parte andare.


Ecco. Mi sono sentita così quando è venuto a mancare mio papà. 


Per un po’, un bel po’, sono rimasta ferma, nello stesso punto. Non potevo più tornare indietro, perché non riuscivo più a vedere ciò che era stato. Ma non potevo nemmeno andare avanti, perché il sentiero non c’era più.


Poi, lentamente ho ritrovato le forze. Mi sono fatta coraggio, sono tornata sui miei passi e ho provato a cercare riparo in quel bosco che mi sembrava così ostile.

Col tempo, dopo giorni tristi e notti solitarie, ho capito che il paesaggio non era davvero cambiato, era solo la nebbia che lo faceva apparire diverso. 

Allora ho iniziato a raccogliere la legna di quel bosco, i tronchi tagliati con precisione e anche quelli caduti per via delle tempeste, i rami, tutto ciò che trovavo.


Li ho usati come miei strumenti, come risorse.

Erano ciò che avevo imparato, ciò che mi portavo dentro.


Con quegli strumenti, da sola, ho dovuto costruire un ponte. Un ponte che mi permettesse di attraversare quel tratto di sentiero franato sopra il torrente. 


E questa è stata la seconda fase. 

Ora il ponte sento che è pronto. Ma mi chiedo, reggerà il collaudo?


L’unico modo che ho per scoprirlo, è attraversarlo.

 
 
 

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