L'amore che sento nel cercare il bello
- Alice Gaglianò
- 4 set
- Tempo di lettura: 4 min

Il rumore del vento che passa tra le foglie sottili dell’albero di falso pepe lo metterei probabilmente in cima alla lista dei miei suoni preferiti. Il modo in cui la luce filtra attraverso i rami, il profumo dei piccoli fiori, il colore delle bacche, e il modo in cui la sua chioma forma una cupola quasi a proteggere questo angolo di giardino mi trasmettono immediatamente una calma e un senso di tranquillità che difficilmente raggiungo in altri modi.
Per me è davvero il mio locus amoenus: un luogo quasi sacro, il posto perfetto per leggere, riflettere, meditare.
Insomma, un luogo che mi trasmette il Bello.
Ma cosa intendo per Bello?

Cos’è per me il bello
È proprio qui, sotto quest’albero, che spesso mi trovo a leggere libri di mitologia e filosofia. Qualche giorno fa, seguendo una riflessione un po’ particolare, mi sono ritrovata a pensare all’amore per il bello.
Io amo il bello. Parlo ovviamente anche di bellezza estetica, ma non solo. Amo il bello e, per me, il bello sono tante cose. Sembra una banalità, a chi non piacciono le cose belle? Eppure c’è differenza tra il semplice piacere estetico e l’amore per la bellezza in senso ampio. Perché amare qualcosa significa mettersi in cammino verso di essa, e cercarla.
I contrasti del Bello
Tornando a cosa intendo per Bello, non è facile da spiegare: a volte cambia, a volte si contraddice.
Ad esempio: bello per me vuol dire calma ma anche intensità; essenzialità, ma non tutto ciò che è bello è essenziale. Bello è aria, respiro, astratto; ma anche terra, affanno e contatto. È bianco ma anche colore. È contemplazione, staticità, ma anche emozione in movimento. È camminare, guardare, ma anche chiudere gli occhi e sentire. E potrei andare avanti all'infinito, ma vorrei concentrarmi su una cosa.
Il sentire.
Nel fermarmi e sentire ciò che provo pensando a tutto questo, questi contrasti e sfumature che ho elencato, mi sono accorta che lo associo nel voler sentire l’amore nel tutto, amore in generale intendo, verso qualcosa o qualcuno. E così questa mia ricerca del bello diventa inevitabilmente anche una ricerca del bello nell’amare e nelle relazioni.
Platone e il Simposio
A quel punto proseguendo nella riflessione mi sono chiesta: chi tra i filosofi ha parlato del bello e dell’amore per il bello? In quale pensiero potrei riconoscermi? E sono incappata nel Simposio di Platone.
Ora, non è che sia proprio un libro scorrevolissimo, però, se superi lo scoglio del linguaggio un po’ tortuoso, scopri una delle cose più belle mai scritte sull’amore.
Platone mette in scena vari personaggi che parlano di Eros, ma è attraverso Socrate che arriva il discorso che più mi ha colpita. Cerco di riassumervelo al meglio.
Socrate racconta di aver parlato con una sacerdotessa, Diotima, che gli spiegò che l’amore è amore di bellezza. Anzi, più precisamente: l’amore è desiderio di bellezza e bontà, e che amore è ancor prima desiderio di ciò di cui si sente mancanza.

Diotima poi continua e descrive l’amore come una scala: si parte dall’attrazione per i corpi belli, poi si sale verso l’amore per le anime, l’amore per le conoscenze, per le leggi del mondo, le virtù, fino ad arrivare alla contemplazione del Bello in sé in senso assoluto.
Se state leggendo fino a qua, intanto complimenti. Manca poco e ho finito, giuro.
Diotima inoltre dice, chi ama le cose belle ama, ma qual è il vantaggio di venire in possesso delle cose belle ( e amate)? Essere felici! E dunque la volontà di essere felici e quindi questo amore è per forza cosa comune a tutti gli uomini.
Interessante, no? Pensare che tutti dentro, seguendo questo discorso, dovremmo tendere verso il voler amare e di conseguenza amare il bello.
Ma c’è da dire che sembra anche un po’ troppo semplice e riduttivo. La realtà è un po’ più complicata: se fosse davvero così immediato, probabilmente nessuno avrebbe bisogno di andare in terapia.
“Ama le cose belle e sarai felice! Fine. Sono 100€, grazie.”
Amore e società
Non so per voi, ma per me è stato abbastanza complicato liberarmi dall’idea di amore che da bambina mi sono sentita infilare in testa: un’idea molto ristretta e stereotipata (quella che passa da film, pubblicità, canzoni e compagnia bella). Mi sono resa conto che ciò che ci arriva dalla società è piccolo, riduttivo, quasi un insulto all’amore stesso, nonché totalmente fuorviante.
Ragionare su queste cose mi ha aiutata a ricostruire, pezzo dopo pezzo, l’idea di amore che sento finalmente mia. E parallelamente, anche l’idea di bello che mi guida.
Cercare e attuare il bello
Io lo cerco ogni giorno, o almeno ci provo: quando mi fermo davanti a un tramonto, quando ascolto una musica che mi emoziona, quando accendo una candela, quando bevo un bicchiere di vino, quando sento il profumo di una pianta. Lo cerco quando guardo un albero e sento il rumore del vento.
E provo anche ad attuarlo: nel mio lavoro creativo, quando mi prendo cura di me, quando scatto una foto, quando faccio un complimento, quando cucino, quando guardo una persona che amo e ne scopro un dettaglio nuovo.
È questa l’idea di amore e bello che mi sono costruita oggi e ciò che voglio ricercare nella mia vita di tutti i giorni.
Forse la sto attuando anche ora, mentre scrivo queste righe. Perché alla fine nominare il bello è già un modo per inseguirlo. E se inseguirlo vuol dire essere felici, allora è una cosa che davvero non smetterò mai di fare.




Commenti